La stanza di Swedenborg
Già all'uscita del primo EP molti amanti del genere gridarono al miracolo. Se qualcuno diffidava ancora nel vedere questa band come una delle migliori emergenti in campo sperimentale italiano, ascoltando La Stanza di Swedenborg vedrà sfumare ogni dubbio.
Il motivo è presto detto. Il disco è straordinariamente bello, ma non è tanto questo il punto: piuttosto si ha, durante l’ascolto, la forte sensazione dell’esistenza di uno stile Vanessa Van Basten a cui far riferimento, come si è soliti fare per compagini più blasonate. Il post rock a tinte heavy dell’EP è stato qui portato ancor più oltre, è stato intriso di un senso onirico e di una straordinaria solennità che lo rende appetibile anche ai non cultori del genere.
Post rock, una definizione che potrebbe appunto fuorviare, che senz’altro riguarda lo stile di una band in cui si fa evidente l’abilità di arricchire il tutto con una personalità dai tratti inconfondibili, inquietudini e oscurità, incontri cinematografici a sfondo orrorifico, dilatazioni ambientali di grande effetto ed atmosfera.
Spettrale la title-track con voce fuori campo, impatto drammatico donato dagli accordi del muro di chitarre distorte per poi placarsi e rendere l'atmosfera più intima con Giornada de Oro e passare all'inclinazione ambient di Il Faro, all'evocativa Floaters e agli algoritmi elettronici di Vanja. Una nuova realtà della musica italiana.
ogni singolo elogio è meritato.